Impiantato, per la prima volta in Italia, un neurostimolare che permette di tornare a camminare dopo una lesione midollare: ne parla a Il Mio Medico il Prof. Piero Mortini, direttore dell’Unità di Neurochirurgia e Radiochirurgia stereotassica all’ospedale San Raffaele di Milano.
La tecnologia è preziosa ma deve essere guidata dall’etica e usata con raziocinio. La base del sapere resta irrinunciabile.
L’aneurisma cerebrale o aneurisma intracranico indica la dilatazione di un vaso arterioso del cervello e se rotto, può portare a condizioni cliniche piuttosto gravi.
Facciamo il punto su questa complessa patologia con il nostro esperto, il Professor Pietro Mortini, primario dell’Unità di Neurochirurgia e Radiochirurgia Stereotassica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
L’aneurisma cerebrale è una dilatazione di un’arteria cerebrale. A causa di questa dilatazione, dovuta a un’anomala perdita o all’assenza della tonaca muscolare (uno dei 3 strati dell’arteria), la parete dell’arteria risulta più fragile e debole e, pertanto, vi è il rischio di rottura dell’aneurisma.
“È importante sottolineare, però, che non tutti gli aneurismi si rompono e che, solitamente, quelli più piccoli presentano un rischio di rottura inferiore. Inoltre, è bene ricordare che un singolo paziente può presentare più di un aneurisma contemporaneamente” afferma il Professore.
Circa il 90% degli aneurismi cerebrali è noto come sacculare, anche detto ‘a bacca’ in virtù della sua forma con lo stelo sottile. Le altre tipologie sono:
Il 90% degli aneurismi cerebrali si presenta come asintomatico e non se ne ha traccia fino alla relativa rottura.
In alcuni casi però, prima della rottura, possono comparire dei segnali tra cui:
“Successivamente alla rottura, invece, si verifica un’emorragia subaracnoidea (ESA), cioè nello spazio tra il cervello e gli involucri che lo rivestono” spiega Mortini.
L’emorragia subaracnoidea è una patologia che colpisce 10 persone su 100.000 e si può manifestare con diversi sintomi come:
“Attualmente, le cause dell’aneurisma cerebrale non sono note - asserisce il professore - .
Tuttavia, è ormai chiaro che, associati all’insorgenza di questa malattia, esistono dei fattori di rischio:
Tra i fattori ereditari, compaiono:
Tra i fattori di rischio acquisiti, cioè quei fattori non ereditari che si sviluppano nel corso della vita, ricordiamo:
L’aneurisma solitamente viene diagnosticato grazie a:
Per il trattamento di un paziente con aneurisma, l’obiettivo clinico primario è ridurre il rischio di emorragia subaracnoidea.
“Il trattamento specifico per il singolo paziente viene identificato dallo specialista sulla base delle:
Il trattamento prevede 2 modalità distinte:
Per prevenire l’insorgenza di un aneurisma al cervello, è necessario tenere sotto controllo i fattori di rischio. In particolare, è consigliato:
Fonte: https://www.hsr.it/news/2021/luglio/aneurisma-cerebrale-cose-come-si-cura
Acromegaly continues to present challenges to patients and endocrinologists alike. This series of three dynamic webinars brings us up to date with issues in diagnosis, pathophysiology and management of this debilitating disease.
Nei giorni scorsi all’IRCCS Ospedale San Raffaele è stato eseguito con successo per la prima volta al mondo, un intervento neurochirurgico di rimozione di un tumore cerebrale con l’utilizzo di un robotiscopio, un dispositivo digitale robotico di visualizzazione tridimensionale a controllo digitale. L’operazione è stata eseguita dal professor Pietro Mortini, Primario di Neurochirurgia e Ordinario di Neurochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele, insieme alla sua équipe.
La paziente, una donna il cui tumore benigno (meningioma) era stato diagnosticato due mesi fa, sta bene ed è stata già dimessa dall’ospedale.
L’intervento è stato eseguito su una paziente affetta da meningioma, un tipo di neoplasia benigna. L’operazione, durata poco più di un’ora, è stata condotta con una tecnica unica nel panorama mondiale, basata sull’utilizzo di un robotiscopio, un microscopio-robot controllato completamente da remoto grazie ai movimenti della testa del chirurgo.
La tecnologia, appena arrivata in Italia al San Raffaele di Milano, è composta da due strumenti principali:
Il chirurgo può guidare il braccio robotico tramite piccoli e semplici movimenti della testa, grazie a dei sensori di posizione ed accelerometri contenuti nel casco che indossa.
Negli ultimi anni la neurochirurgia ha fatto passi da gigante per la cura dei tumori cerebrali. Ad oggi l’utilizzo degli strumenti di magnificazione ottica come il microscopio è considerato fondamentale.
Spiega il professor Mortini: “Il robotiscopio presenta molteplici vantaggi per quanto riguarda l’ingrandimento del campo operatorio. In particolare il chirurgo può agire in maniera continuativa senza interruzioni per la regolazione degli ingrandimenti e della messa a fuoco grazie alla speciale tecnologia che consente di modificare tutte le impostazioni dell’apparecchio con semplici movimenti della testa che vengono tramutati in movimenti del braccio robotico e delle telecamere tridimensionali ad alta risoluzione”.
Conclude il professore: “Abbiamo iniziato operando un meningioma, ma il campo di applicazione di questa nuova tecnologia sarà tutta la neurochirurgia con una notevole riduzione dei tempi dell’operazione, una maggior precisione, il tutto a vantaggio dei pazienti”.
I meningiomi sono tumori che originano dalle meningi, membrane costituite da tre strati sovrapposti:
Le neoplasie che originano da queste strutture rappresentano circa il 15-20% di tutti i tumori cerebrali, si configurano solitamente come benigne, a lenta crescita e colpiscono prevalentemente persone di sesso femminile di mezza età.
Se il tumore è di ridotte dimensioni, il paziente viene tenuto sotto osservazione e monitorato attraverso esami strumentali (RM) per documentare la velocità di eventuale crescita.
Nel caso in cui si verifichino sintomi importanti e un incremento delle dimensioni del tumore nel breve periodo, si rende necessario il trattamento neurochirurgico. Questo tipo di neoplasia benigna raramente invade il tessuto nervoso circostante, quindi l’intervento operatorio con la resezione completa del tumore permette la guarigione completa.
Fonte: https://www.hsr.it/news/2020/settembre/intervento-cervello-robotiscopio-ospedale-san-raffaele
Al San Raffaele di Milano primo intervento al mondo di asportazione di un tumore con un "robotiscopio" che riproduce l’anatomia come mai prima d’ora. Il chirurgo Mortini ad "Avvenire": adesso operazioni più sicure.
Adenomi Ipofisari
Il 10 aprile 2019 Sua Santità Papa Francesco ha ricevuto in Udienza privata presso la Domus Sanctae Marthae il Prof. Pietro Mortini.
Durante l’incontro a porte chiuse, della durata di 30 minuti, è avvenuto uno scambio di doni in cui il Prof. Mortini ha regalato al Santo Padre una rarissima copia di un antico trattato sulla storia di Milano.
Milano, 15 gennaio 2019 – È nato all’IRCCS Ospedale San Raffaele il bimbo che appena qualche mese fa, quando si trovava ancora in utero alla 22esima settimana di gravidanza, era stato sottoposto ad un intervento di correzione micro-neurochirurgica completa della spina bifida mediante una tecnica innovativa. Il neonato è venuto alla luce alla 35° settimana gestazionale compiuta mediante taglio cesareo. Oggi i medici possono dire che l’operazione ha portato a un risultato definitivo: il neonato muove correttamente gli arti inferiori e non avrà quindi bisogno di ulteriori interventi di correzione chirurgica nella sede della pre-esistente spina bifida. Pertanto si confermano le attese circa l’efficacia della tecnica adottata dal San Raffaele per la prima volta in Europa. Il bimbo è stato sottoposto agli esami clinici e strumentali previsti in questi casi e ora sarà seguito e controllato da un team multidisciplinare di specialisti dell’Ospedale San Raffaele dedicati allo studio, alle cura e al monitoraggio di tale patologia. A metà ottobre 2018 un’equipe multidisciplinare coordinata dal professor Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e dal professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia, è intervenuta per riparare il difetto dorsale congenito del bambino attraverso una procedura unica nel suo genere: entrando nel sacco amniotico attraverso una singola piccola incisione dell’utero, gli specialisti hanno esposto il dorso fetale ed eseguito una correzione totale della malformazione congenita attraverso l’impiego di avanzati strumenti di micro-neurochirurgia, grazie a cui hanno ricostruito le strutture anatomiche malformate. «Un primato europeo risultante dalla combinazione di tre elementi: il ridotto trauma uterino derivante dalla piccola incisione, la correzione definitiva del difetto mediante tecnica microneurochirurgica e l’epoca gestazionale precoce», afferma il professor Massimo Candiani, che aggiunge: «Questo risultato, in linea con la più ampia casistica del nostro partner brasiliano, è importante perché offre alle donne in gravidanza, che ricevono una diagnosi di spina bifida fetale, nuove speranze e opportunità terapeutiche» Aggiunge il professor Pietro Mortini: «La tecnica microneurochirurgica utilizzata, già supportata da solide evidenze scientifiche internazionali, mette in luce una volta di più che i bambini con spina bifida operati in utero hanno una prognosi migliore dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati perché dopo l’intervento di correzione completa del difetto, causato dalla chiusura incompleta di una o più vertebre, il processo di riparazione prosegue nelle settimane successive di gravidanza e porta verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del bambino». Questo risultato, raggiunto dopo un lungo periodo di formazione, è stato possibile solo grazie al lavoro di squadra, alle prestigiose collaborazioni internazionali come quella con il professor Fabio Andrioli Peralta – autorevole ostetrico ginecologo ed esperto in chirurgia fetale di San Paolo (Brasile), che ha sviluppato la tecnica già utilizzata su oltre 200 pazienti – e alla sinergia tra specialisti di diverse discipline, caratteristica dell’Ospedale San Raffaele. L’equipe intervenuta nelle fasi pre-operatorie, interventistiche e post-natali ha coinvolto ginecologi-ostetrici, neurochirurghi, genetisti, neuroradiologi, anestesisti, neonatologi, neurologi, ostetriche, infermieri e puericultrici per assistere il bambino in tutto il suo percorso.